Borlasta: “Grave danno, ma con fotocamere e fototrappole oggi vigilanza migliorata”
“Non si può affermare con certezza che siano sempre piromani, anzi molto spesso la causa rimane ignota. Però l’esperienza ci dice che i casi di autocombustione sono rarissimi: quando un cassonetto dei rifiuti prende fuoco, è quasi sempre per mano umana”. Fiorenzo Borlasta, amministratore unico di Amag Ambiente, nell’analizzare il fenomeno parte dai numeri, che non mentono mai: “Sono stati 253 i cassonetti della nostra azienda che hanno preso fuoco da gennaio 2015 ad oggi, per complessivi 131 episodi. Se consideriamo un esborso medio, fra intervento e sostituzione del contenitore, di 1.000 euro a ‘pezzo’, ci accorgiamo che si tratta di un costo rilevante, che finisce col pesare sulle spalle di tutta la nostra comunità, a causa delle ‘bravate’ di pochissimi individui scriteriati”.
Ovviamente in caso di incendio l’intervento ‘di emergenza’ per spegnere le fiamme non compete agli addetti di Amag Ambiente, ma ai vigili del fuoco, e viene poi aperta un’indagine di ufficio contro ignoti. “Gli inquirenti lavorano molto seriamente, e non sta certamente a me fornire dati su questo fronte: quel che posso dire è che Amag Ambiente è ovviamente assicurata per i propri mezzi e contenitori, mentre la situazione è decisamente più complicato se l’incendio si estende ad altri beni o mezzi altrui. Insomma, meglio sarebbe che le persone che compiono questi gesti, quasi sempre per noia o spavalderia, comprendessero che danno stanno arrecando a tutta la collettività”.
E’ interessante anche analizzare ‘la mappa’ dei cassonetti dei rifiuti che prendono fuoco (si veda grafico allegato): il fenomeno infatti non è uniforme sul territorio comunale alessandrino, ma i casi si concentrano quasi tutti in centro città, con qualche caso più raro in periferia, e quasi niente per fortuna nei sobborghi. Più ridotto, ma anch’esso esistente, il fenomeno dell’incendio dei cestini: 16 in tutto nel corso degli anni, di cui 10 in centro, 4 agli Orti e 2 in Pista-Europa.
Analizzando i numeri più nel dettaglio, emerge che i cassonetti che hanno preso fuoco sono stati 61 nel 2015, 70 nel 2016, 50 nel 2017, 44 nel 2018. Un trend a decrescere dunque, negli ultimi tre anni. Ma con 28 nuovi casi nei primi mesi del 2019, che rendono necessario da un lato un appello al buon senso dei cittadini, ma dall’altro anche una maggiore vigilanza.
“E’ chiaro – sottolinea Borlasta – che non possiamo vigilare giorno e notte su tutti i cassonetti, ma il fatto che il nostro nucleo di ispettori ambientali sia finalmente passato in queste settimane da 1 a 3 persone certamente ci consentirà una vigilanza più costante anche su questo fronte, oltre che su quello degli interventi in caso di abbandoni impropri di materiali, o di abusi di vario genere”.
Fondamentale si rivelerà, da oggi in avanti, anche il supporto degli strumenti di vigilanza elettronica: “Ci siamo dotati – sottolinea l’amministratore unico di Amag Ambiente – di 4 fotocamere fisse, collocate nei punti più strategici, e avremo a breve a disposizione, dopo l’approvazione dell’apposito regolamento in consiglio comunale, 3 fototrappole che saranno attive a rotazione in 15 diverse postazioni. Si tratta di strumenti molto utili, già utilizzati in diversi comuni anche della nostra provincia, e gestiti da una società specializzata, che si occupa di ‘scremare’ tutte le immagini che vengono scattate dai sensori in presenza di anomalie, e di segnalarle direttamente al comando di polizia municipale”. Insomma chi infrange le regole, nei pressi dei cassonetti di Amag Ambiente, è destinato ad avere vita sempre più dura, “anche se la miglior forma di controllo rimane il senso civico dei cittadini, a cui facciamo sicuramente appello’, conclude l’ingegner Borlasta.
Alessandria, lì 04 aprile 2019